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Il Presidente Calcagno su caso scommesse, decreto crescita, vincolo e riforme

Calcagno su caso scommesse, decreto crescita, vincolo e riforme

Dal sito dell’associazione calciatori, riportiamo integralmente il pensiero del Presidente Calcagno.

Il Presidente AIC a “la Politica nel Pallone”

SCOMMESSE: “Dobbiamo stare vicino a questi ragazzi che sono stati coinvolti, il calcio non può risolvere il problema da solo”
“Sono certamente molto dispiaciuto per quanto sta accadendo in questi giorni, anche perché si è solamente puntato il dito su ragazzi che hanno commesso degli errori senza fare ragionamenti più ampi, che dovrebbero coinvolgere non soltanto il nostro sistema ma anche chi attorno a noi dovrebbe occuparsi di queste situazioni”: il Presidente AIC Umberto Calcagno ha così voluto commentare le notizie riguardanti il caso scommesse ai microfoni della trasmissione radiofonica “la Politica nel Pallone” condotta da Emilio Mancuso.
“Con i nostri progetti di formazione, portati avanti insieme alle Leghe e alla Federazione, negli ultimi 10 anni abbiamo informato tanto i calciatori su questo tema; purtroppo non è bastato, ma probabilmente il mondo del calcio non può da solo incidere a fondo su queste problematiche. Siamo peraltro un sistema che oggettivamente si è creato gli anticorpi più forti perché le norme sanzionatorie di cui stiamo parlando in questi giorni le ha soltanto il sistema calcistico: questo nonostante al momento non si stia parlando di illeciti, ma di giocate che non hanno influito sulla regolarità degli incontri”.
“Abbiamo fatto tanto per cercare di prevenire queste situazioni” – ha proseguito Calcagno – “oggi dobbiamo riflettere sul fatto che evidentemente non è stato sufficiente e cercare di capire cosa in più si può fare, partendo però dal riconoscimento del percorso dell’ultimo decennio che ben conosce anche il Ministro Abodi con il quale, quando era presidente della Lega B, iniziammo una serie di attività come ad esempio Facciamo la Formazione e l’Integrity Tour”.
“Dobbiamo stare vicino a questi ragazzi che sono stati coinvolti” – ha sottolineato il Presidente AIC – “dobbiamo accompagnarli perché nei loro confronti abbiamo delle responsabilità. Le nuove generazioni hanno molte più opportunità ma anche forti rischi e, per questo, dobbiamo chiederci cosa si può fare di più a beneficio di tutti”.

DECRETO CRESCITA E VINCOLO“Auspico convergenza tra tutte le componenti”
“Che oggi in Serie A si investa di più sui giovani è senza dubbio un aspetto positivo, ma resta il problema irrisolto che si continua a puntare ancora molto sugli stranieri: il minutaggio dei selezionabili in Serie A continua a diminuire e, purtroppo, la battaglia che da anni stiamo portando avanti sul Decreto Crescita ha portato solo ad una limitazione di questa norma, che incide ancora troppo poco ad alti livelli. Ci troviamo in una situazione che continua a peggiorare e spero che si riesca a trovare una convergenza da parte delle altre componenti federali perché è ingiusto che ci sia un risparmio fiscale per chi proviene dall’estero in un settore come lo sport dove si dovrebbe partire tutti dallo stesso piano”.
“Oggi la valorizzazione dei nostri vivai nazionali ha un tappo determinato dallo scarso utilizzo in Serie A dei selezionabili. Gli stranieri sono ormai al 70%; più che parlare di vincolo sportivo, sarebbe forse più importante impegnarci tutti insieme per l’abolizione del Decreto Crescita e incidere contestualmente sulle norme interne al nostro sistema in ambito premiale”.
“Eventuali storture vanno corrette al nostro interno, con norme che aiutino ad accompagnare questa riforma. far giocare di più i nostri giovani e sviluppare i settori giovanili alla base del nostro movimento non ha molto senso se poi la parte apicale professionistica del nostro mondo non guarda più ai nostri giovani calciatori. Significherebbe assegnare delle mission non percepite dalla Serie A. Mi auguro che l’AIC non resti da sola in questa battaglia, perché è una modalità per far partire dalla stessa condizione gli italiani rispetto ai calciatori che provengono dall’estero” e cercare, contestualmente, di rafforzare le mission della Serie B, della Lega Pro e del mondo dilettantistico di base. Oggi abbiamo un sistema che non prende più i nostri giovani dal basso, e se non riusciamo ad invertire questo trend, anche se il lavoro da sotto verrà fatto bene, si rischia che sia poco valorizzato dalla Serie A”.

RIFORME“Necessario intervenire sull’indebitamento delle nostre società”
“Il format dei campionati, con il conseguente numero di squadre partecipanti, è il punto di caduta di una serie di norme più rigorose che, insieme alle altre componenti, stiamo studiando già per la prossima stagione per capire chi può fare calcio. Abbiamo un sovraindebitamento spaventoso che ci impone di incidere sulle Licenze Nazionali”.

Fonte integrale dal sito AIC

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Pubblicato da
Rosolino Ciprì

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