Una scuola calcio senza crisi.

 

Una scuola calcio senza crisi. Giovani calciatori(8-9-10 anni) “licenziati” con una lettera.

Un giorno Giuseppe ha trovato una busta chiusa sul tavolo del salotto, indirizzata a lui. Forse la prima lettera dei suoi otto anni di vita. Con la presente, c’era scritto, ti ringraziamo per avere fatto parte, nella stagione appena trascorsa,della nostra società. Purtroppo siamo costretti a comunicarti che per la prossima stagione sportiva, non siamo in grado di darti la possibilità di continuare con noi la tua attività sportiva. Nell’augurarti le migliori fortune sportive colgo  l’occasione per porgerti i miei più cordiali saluti. Firmato Giuseppe Rossi, presidente della società Bergossi. La squadra di Giuseppe, la sua passione, il suo sogno. Il suo papà l’ha visto andare di corsa nella sua cameretta; è uscito dopo due ore, racconta il genitore,dicendo non voglio più giocare al calcio, non voglio più fare niente, mi ha detto. Era stato scartato forse perché non troppo tecnicamente bravo, mi chiedo, sarebbe questa la sua colpa? Quella di non essere bravo al gioco del calcio? Io non lo portavo perché diventasse un Kakà, un Messi, un Ronando. No, solo per divertirsi e per stare con gli altri, per vivere lo spirito di gruppo, per imparare ad essere leale. Con Giuseppe, altri Pulcini hanno ricevuto lo stesso benservito. Mio figlio ne ha fatto un dramma, assicura il papà di un Pulcino, ho cercato di calmarlo, di digli che comunque poteva andare in un’altra società: niente. Non voglio giocare contro i miei amici, capito? Con il Bergossi si, da avversario no! La domanda è dunque quella: possibile che già a questa età, quando i bambini iniziano a tirare i primi calci al pallone, si facciano selezioni del genere, che ci sia un fuori squadra, un fuori rosa, un libero di accasarsi altrove, come si conviene ad un Del Piero, ad un Seerdorf, ad un Buffon con tanti cordiali saluti, quando la stessa Federcalcio invita la società a non fare selezioni fino ai 12 anni? Il presidente del Bergossi, dichiara che la ragione del tutto non è tecnica, di bravura, ma la scelta è dettata da un’esigenza: quella di ridurre il numero dei piccoli calciatori per il fatto che non eravamo più in grado di seguirli tutti. Mancano gli allenatori e quindi bisogna dimezzare la rosa. Ogni commento è superfluo

Il fatto realmente accaduto in Italia. Tutti i  nomi sono di pura fantasia. 

 

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Pubblicato da
Rosolino Ciprì

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